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Sartoria

Steven Hitchcock

Photography: Jonathan Daniel Pryce


C’è qualcosa di piacevolmente vintage nell’entrare in una sartoria ed essere accolti e serviti dallo stesso uomo il cui nome è graziosamente inscritto, con orgogliosi caratteri dorati, nella finestra all’esterno. È il caso di chi visita la sartoria da uomo a St George Street di Hitchcock St George, a tre minuti di passeggiata dall’estremità più a nord di Savile Row.

“I miei clienti cercano un’esperienza di manifattura in cui interagire con una sola persona, attraverso l’intero processo,” afferma. “Accolgo il cliente, prendo le misure, taglio personalmente a mano ogni pattern e seguo l’intero processo di creazione dell’abito su misura. Questa è una cosa unica al giorno d’oggi. Questi completi sono realizzati da staff che ha appreso tecniche all'interno dell’azienda, così da poterne comprendere etica ed approccio. Noi non fabbrichiamo. Forniamo veri e propri servizi di sartoria, oggi come 200 anni fa."

L’approccio ultra-tradizionale di Hitchcock non deve sorprendere, visto che la sua storia professionale comincia parecchi anni prima della sua nascita, quando suo padre John Hitchcock intraprese ciò che diverrà una carriera nel mondo della sartoria lunga 54 anni presso la Anderson & Sheppard, al tempo già vecchia di 16 anni: la stessa età alla quale Steven lascerà la scuola per lavorare come meccanico “Durai quasi tre settimane,” ammette ridendo. “Poi un giorno tornai a casa nella mia tuta da lavoro e mio nonno mi chiese, ‘Perché non vai a lavorare per tuo padre?’”

L’aver dato retta al consiglio del nonno regalò ad Hitchcock una illuminazione. “Al garage vuotavo coppe dell’olio e mi insudiciavo, quindi quando mi presentai alla Anderson & Sheppard e vidi mio padre realizzare pantaloni, ritagli, bardature assieme a tutti questi artigiani orgogliosi del proprio lavoro... scoprii che stavano realizzando vestiti per Liam Nelson, e lo vidi poi indossarli in un film e pensai, ‘Wow, è proprio ciò che fa per me’. Adoro il concetto di produrre un abito su misura, partendo da semplici ritagli di tessuto, il tutto fatto a mano.” Hitchcock cominciò così l’apprendistato in quella stessa stanza, un lunedì mattina nel Settembre del 1990; il Venerdì della stessa settimana, un non ancora famoso Alexander McQueen lasciava il lavoro per passare alla Gieves & Hawkes, ed Hitchcock prese il suo posto, ripromettendosi di dedicare la propria vita a diventare il migliore nel campo che aveva appena scoperto.

Steven Hitchcock.

“Fu un classico apprendistato,” dice. “Vi lavorai per nove anni – cinque in sartoria per imparare come realizzare un cappotto, poi quattro per imparare a tagliare.” Inevitabilmente, il tempo trascorso in una delle più famose sartorie al mondo lo aiuterà a porre le basi del suo approccio personale quando si troverà a lavorare in solitaria nel 1999: sebbene il metodo, lo stile e la silhouette caratteristica dei lavori di Hitchcock siano unici, sono frutto di 27 anni di esperienza.

“Il mio modo di tagliare è unico al 100 per cento,” afferma. “Si è evoluto. Alla Anderson & Shepherd ho imparato uno stile specifico – spalle molto morbide, drappeggi, giromanica elevato, comodità – qui lo abbiamo sempre fatto allo stesso modo. Utilizziamo ovatta per le spalle: questo materiale si adatterà a chi lo indossa. Contrariamente all’imbottitura a cuscinetto, essa tenderà a muoversi senza incresparsi. I nostri cappotti hanno una linea delle spalle distintamente tua. Questo significa ‘su misura’. Quando entri in una stanza, per un meeting o per un pranzo, puoi vantare un aspetto naturale ed elegante.”

Con lo stesso obiettivo in mente, Hitchcock preferisce cucire punti molto lunghi e lassi – realizzati interamente a mano, naturalmente – facendo attenzione anche al giromanica. “Realizziamo cappotti che stiano ben ancorati al collo, grazie al giromanica elevato,” afferma. “Inoltre realizziamo la manica sette centimetri più grande del giromanica, e questa è una caratteristica unica. Due centimetri è molto più comune nel mondo della sartoria, conferisce un taglio pulito. Ma noi vogliamo donare ai nostri prodotti naturalezza, adattabilità e comodità.” Altri elementi caratteristici della casa includono un taglio “laterale”, in contrasto con il metodo del “taglio a pesce”, sviluppato da Frederick Scholte, Duca di Windsor, sarto dal 1919-1959. “Con il taglio laterale, osserviamo una cucitura verticale scendere lungo i fianchi, questo mi permette di guadagnare due centimetri qui o lì. Si può anche prendere più vicino al corpo, ed ottenere un po’ di luce attraverso le cuciture laterali ed i pantaloni.”

La cucitura laterale consente di ottenere un taglio più accattivante, aggiunge, in un’era in cui il tessuto è divenuto molto più leggero. Detto questo, il tessuto che Hitchcock preferisce si scosta leggermente in termini di pesantezza dagli standard moderni. “Questo perché dentro i nostri cappotti poniamo solamente un pezzo di tela accompagnato da una piccola porzione di imbottitura, uniti da una cucitura lunga e lassa effettuata a mano – questo conferisce morbidezza. Molti sarti oggi utilizzando fino a sette, otto strati interni, conferendo all’abito un aspetto molto più rigido. Noi lo vogliamo modellato sul tuo corpo. Non vorresti che, indossando un abito nuovo, la sensazione fosse quella di indossare un cartone. Potrà anche sembrare bello ed ordinato, ma tenderà a rimbalzarti sul collo e sul petto; non è questo che vogliamo.” Un fondo manica piatto, piuttosto che cordato e rialzato, completa il look.

“Per me l’importante è l’artigianalità,” afferma. “Mi rende felicissimo sapere che le persone si fidano di me per realizzare il proprio abito.”

Quando si tratta di misurare letteralmente i propri clienti, Hitchcock sostiene che una misura con il metro non possa inquadrare a pieno la situazione. “Qui i pattern si disegnano anche ad occhio”, sostiene. “Questo significa prendere il gesso ed abbozzare un pattern basandosi solamente sull’osservazione del cliente. Ad esempio, una persona con un 42 di petto potrebbe portare un 44 davanti ed un 40 dietro. La postura è tutto. Studio i miei clienti dal momento in cui entrano a quello in cui escono, il modo in cui si siedono e come stanno in piedi. Fotografo la loro postura. Poi, mentre prendo le misure, mi annoto anche termini come ‘TA’ per ‘’Testa in Avanti”.

Sorprendentemente, Steven Hitchcock ed il suo team – il quale include anche il sarto settantenne John Davis, nel settore da più di 50 anni – realizza ogni anno solamente 150 cappotti. Impassibile di fronte ai benefici che deriverebbero da un’espansione, Hitchcock è ben contento di rispettare gli ideali condivisi su cui è fondata l’azienda -  ideali che risuonano nel trillo di una campanella all’ingresso, quasi ad annunciare al cliente il rispetto di tradizioni immutate – garantire una produzione limitata ma concentrata, che privilegi le virtù del “fatto a mano” e del “su misura”. Tra i punti salienti nella carriera di Hitchcock ricordiamo la realizzazione di un soprabito per il Principe del Galles, tutt’ora indossato: ma in generale il costante e consistente flusso di orgoglio. “Per me l’importante è l’artigianalità,” afferma. “Mi rende felicissimo sapere che le persone si fidano di me per realizzare il proprio abito.”

11 Saint George Street, Mayfair, London, W1S 2FD

Nick Scott Editore dell'edizione britannica di Robb Report, ex Capo redattore di The Rake e vice editore dell'edizione australiana di GQ, ha pubblicato diversi articoli su Esquire, The Guardian e il Financial Times.